Il periodo monarchico di Roma ha la durata di 244 anni secondo quella che è la tradizione. Il periodo monarchico, a memoria degli storici romani, fu governato da sette re: Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo.
Non furono solo re di origine romana a governare, ma anche di origine etrusca, gli ultimi tre re.
Con Tarquinio il Superbo (in realtà il suo nome era Lucio Tarquinio, ma che per le sue azioni venne chiamato il Superbo) si ha la fine del periodo monarchico e si avvia il periodo repubblicano.
Inizialmente Roma era formata da pastori e contadine che avevano insieme campi e pascoli, con il passare degli anni alcuni riuscirono ad avere la supremazia sugli altri ed ad impossessarsi di maggior parte delle terre.
La suddivisione fra contadini e proprietari terrieri portò alla formazione delle classi sociali, suddivise fra patrizi e plebei, fra clienti e schiavi.
La monarchia portò, anche, alla formazione di differenti istituzioni; suddividendo così i poteri fra i vari organi politici: il re, il senato e i comizi curiati.
Come ogni cosa si andava trasformando all’interno della società romana, così anche la religione prese una forma determinata attraverso la formazione del collegio dei pontefici, il pontefice massimo, i flamini, il collegio dei salii, il collegio delle vestali, il collegio degli auguri ed il collegio dei feziali.
Tra i riti pubblici si ritrovano, in questo periodo, la primavera sacra e la devotio.
- I Sette Re di Roma
- Le classi sociali
- Istituzioni politiche e religiose
La fine della monarchia
Leggenda e verità storica.
Secondo la leggenda Tarquinio il Superbo fu cacciato nel 509 a.C., scacciato da una ribellione della popolazione romana; motivo della rivolta cittadina fu l’oltraggio che Sesto, figlio di Tarquinio, recò a Lucrezia, moglie del nobile Collatino, a causa della quale la donna si uccise per l’offesa subita. Collatino incitò l’esercito a ribellarsi a Tarquinio e questi fu obbligato a fuggire da Roma.
Gli storici ritengono, invece, che la causa della caduta della monarchia sta, non solo nella rivolta popolare, ma anche nell’importanza economica e politica che Roma aveva acquisito nel VI secolo: era diventata la città più importante del basso Lazio.
L’aumento della popolazione romana aveva portato impossibile gestire gli impegni di governo al solo sovrano che, quindi, si era attorniato di collaboratori scelti anche tra i plebei benestanti e tra gli amici di origine etrusca.
Altra mancanza fu quella, da parte di Tarquinio, di non nominare nuovi senatori in sostituzione di quelli decaduti, facendo così perdere il vigore e il peso politico a questo organo.
Tarquinio il Superbo si era, poi, eretto ad unico giudice supremo di tutte le cause civili e penali, svolgendo il suo ruolo in modo dispotico ed arbitrario. Partendo da questa situazione, l’offesa recata da Sesto ai comuni sentimenti morali consacrati dalla tradizione, non fece che dare un motivo ai patrizi per insorgere in una rivolta.