La grande residenza di Domiziano, chiamata ufficialmente Domus Augustana e volgarmente Palatium (Palazzo di Domiziano), è uno dei pochi grandi edifici romani di cui si conosce il nome dell’architetto: Rabirio. Fu inaugurata nel 92. d.C. Sorgeva sulle sella irregolare fra i due rialzi del colle Palatino: una posizione che dal punto di vista della pianta creava alcuni problemi. A ovest e a sud-ovest era limitata da monumenti già esistenti e, oltre alle differenze di livello imposte dal terreno, richiedeva due facciate opposte asimmetriche, una a nord rivolta verso la valle del Foro, e una a sud verso il Circo Massimo.
La soluzione adottata da Rabirio fu di raggruppare gli appartamenti ufficiali su una piattaforma parzialmente artificiale, formando una ala occiedntale praticamente indipendente, che dominava dall’alto il Foro; mentre la residenza privata occupava la fronte sul Circo Massimo, a un livello in parte inferiore.
I due blocchi erano connessi da un paio di grandi corti colonnate, che insieme costituivano un asse traverso. Ad est si opponeva al palazzo di rappresentanza, nella pianta ma non dal punto di vista volumetrico, un lungo giardino incavato (lo stadio), dietro al quale furono aggiunte più tardi alcune strutture supplementari, fra cui un edificio termale. Il complesso era servito da un ramo dell’acquedotto costruito da Nerone per portare l’acqua alla Domus Aurea .
L’ala ufficiale del Palazzo di Domiziano si compenva di tre elementi: gli appartamenti di stato, disposti a terrazza, sopra la valle che saliva dall’Arco di Tito; dietro ad essi un ampio portico-giardino, circondato su due lati da una serie di stanze minori, di cui non si conosce la funzione precisa; e, sul fondo del peristilio, la grande mole del triclinio.
Gli appartamenti di stato formavano un blocco rettangolare praticamente indipendente, che si estendeva su tutta la fronte settentrionale, rivolto verso l’esterno e comunicante col peristilio soltanto attraverso porte secondarie.
All’estremità occidentale c’era la Basilica, dove l’imperatore impartiva giustizia. Nel centro c’era una grande sala delle udienze, chiamata convenzionalmente Aula Regia, che doveva essere usata per cerimonie ufficiali come il ricevimento di ambasciatori stranieri. Al limite orientale c’era una sala più piccola, che è stata identificata come il Larario, o cappella palatina, ma che è forse un’anticamera della sala principale. Dietro a questa c’era una stanza di servizio, che dava accesso all’unica scala di esistono tracce in questa parte del palazzo. Lungo i lati a nord e ad ovest correva un portico esterno, con balconi sporgenti di fronte alle entrate delle tre sale principali.
Tutto il complesso era costruito, su massicce fondazioni, in un bel conglomerato con paramenti di mattoni, intercalati da corsi orizzontali di tegole. Le pareti erano internamente rivestite di altri materiali: pannelli e odrini decorativi di marmo nelle sale principali, intonaco nelle stanze di servizio. Le volte erano quasi certamente rivestite di stucco, probabilmente a tratti dorate e forse già in parte ornate di mosaici, per esempio nelle cupole delle absidi.
La pianta delle due sale principali ha un solo elemento in comune, cioè l’abside nel mezzo del muro meridionale, un elemento che fa cioè l’abside nel mezzo del muroi meridionale, un elemento che fa qui la sua prima comparsa nell’edilizia romana, come concretizzazione architettonica dalla maestà semidivina dell’imperatore.